Coltelli

Coltelli….. ebbene ce ne sono una infinità di forge e dimensioni;
come scegliere quello più adatto alla operazione che dobbiamo svolgere?

Il coltello (dal latino cultellus, diminutivo di culter cioè “coltello” dell’aratro) è un utensile di uso manuale utilizzato per il taglio. Solitamente consiste in una lama a una punta con uno o più bordi affilati fissata ad un manico. Le lame sono state utilizzate come utensili e armi dall’età della pietra, all’alba dell’umanità. Gli antropologi ritengono che il coltello sia uno dei primi attrezzi progettati dagli esseri umani per sopravvivere.

Da tempo abbiamo una fruttuosa collaborazione con la Pietro Rosa Due Buoi sas di Vittorio Centa & C. Viale dell’Industria, 5 – 33085 Maniago (PN) – Italy Tel. +39.042772004 – Fax +39.0427739133.

Come in tutte le cose ben fatte si cerca il giusto compromesso tra la durezza dell’acciaio e l’elasticità della lega con cui vengono forgiate e temperate le lame dei coltelli.

L’azienda DUE BUOI fu fondata a Maniago da Pietro Rosa, il bis bis nonno dell‘attuale proprietario, nel 1884 per produrre attrezzi per agricoltura.

Da subito DUE BUOI iniziò forgiando il metallo nella vecchia sede sul greto del torrente Cellina per poter sfruttare il corso d’acqua come forza motrice per azionare i vari macchinari

Oggi DUE BUOI realizza al suo interno tutte le lavorazioni strategiche per la produzione di lame di qualitàprogettazione e costruzione degli stampi, stampaggio dei coltelli, lavorazione meccaniche e trattamenti termici. Si avvale di alcuni selezionati artigiani per alcune lavorazioni secondarie.

La tecnologia unitamente alla tradizione delle cose costruite “come una volta” nel rispetto delle tradizione millenaria di Maniago è per DUE BUOI l’elemento fondamentale nella produzione di coltelli, attrezzi per l’agricoltura, forbici e prodotti tecnici.

Quando alla scuola agraria che frequentavo ci insegnarono gli innesti ci chiesero di acquistare un coltello idoneo, mio padre mi portò il “migliore” dei coltelli che era in commercio, proprio un Due Buoi, lo conservo ancora con grande affetto. Un grazie a mio padre che invece di contrastare questa mia irrefrenabile passione per il mondo dell’agricoltura mi ha sempre agevolato ed assecondato anche se lui da informatico cercò di indirizzarmi verso l’uso del compiuter che riteneva il futuro.

Disegno

Coltelli da tavola della seconda metà del 1800

Ci sono diversi tipi di forme di lame di coltello; alcune delle più comuni sono le seguenti:

Tipi di lame

Karttrka o karticamannaia rituale indiana, caratteristico attributo delle divinità yogini

(1) “normale” o a “temperino”: ha un filo ricurvo e l’altro bordo piatto. Un manico ruvido permette di maneggiare la lama con le dita e concentrare la forza; questo rende il coltello più pesante e forte rispetto alla sua dimensione. La curva permette di concentrare la forza in un piccolo punto, rendendo il taglio più semplice. In questo modo il coltello può tagliare, infilzare e affettare.

(2) A lama “ricurva”: il coltello ha una lama posteriore che curva verso l’alto; un coltello più leggero ha una lama con una curva più larga. Questo coltello affetta meglio di un coltello normale. Nella versione con lama un po’ più larga, è vantaggiosamente usato come scuoiatore.

(3) A “doppio taglio” o “daga” (lama spear-point, “punta a lancia”): il coltello ha una lama che taglia su entrambi i lati, con un grande punto di impatto, molto affilato. Questa lavorazione era utilizzata in passato per coltelli da combattimento, come il pugnale, la baionetta o la spada, perché poteva tagliare in entrambe le direzioni fendenti e puntava in linea con il manico.

(4) A uncino (lama clip-point): è come una lama normale, ma con la punta uncinata per rendere la punta più fine e affilata. Il retro della lama può avere un falso filo (controfilo), che può essere affilato. La punta affilata è fatta esclusivamente per prendere e tirare su, oppure per tagliare in posti difficili da raggiungere. Se la falsa lama è affilata, la forza penetrante della punta è fortemente aumentata. Un esempio è il Coltello Bowie, che ha la punta uncinata.

La lama “goccia” (lama drop-point) è l’opposto di quella a uncino; la sua caratteristica è che la lama è ricurva verso il basso, invece di avere un uncino intagliato nella lama. Essi si maneggiano in modi simili.

(5) A “zampa di pecora” (sheepfoot): ha una lama molto affilata con taglio dritto. Questi coltelli sono perfetti per modellare il legno e per lavori di intaglio.

(6) “Stile tantō americano”: il coltello è dritto. È simile alle lame delle spade corte e lunghe giapponesi, come la katana e la wakizashi. La tradizione giapponese tantō usa la geometria dei coltelli del primo tipo (1). La lama è perfettamente dritta. La punta è di solito una seconda lama, con un angolo di sezione che va dai 60 agli 80 gradi.

L’ulu o mezzaluna (Inuit coltello della donna): è affilato a semicerchio. Questo tipo di lama, invece, non ha una punta e ha un manico nel centro. È utile per sminuzzare e, alcune volte, per affettare. È il tipo di coltello più forte. Un esempio è il “coltello mastro”, usato nelle lavorazioni del pellame, nelle quali viene grattata la pelle per renderla più liscia e uniforme.

Alcuni coltelli hanno un sistema di blocco lama:

  • slip-joint: il più diffuso e che non è proprio un blocca lama, presente nella maggior parte dei coltelli da tasca comuni.
  • lock-back: è il più semplice sistema di vero bloccaggio lama. È simile allo slip-joint, con un fermo da azionare a mano per sbloccare la lama.
  • liner-lock: è il più diffuso in ambito tecnico. Il pregio è quello di avere la possibilità di sbloccare la lama con una mano sola. Consiste in una linguetta a molla che a lama estratta finisce ad interferire con il retrolama laterale. Spostando la linguetta verso l’esterno (dalla lama) si svincola la lama e quindi ripiegabile nel manico.
  • frame-lock: è una variante del liner-lock, che invece di usare una linguetta elastica, usa una molla. È ancora più sicura del liner-lock.

Altri sistemi brevettati sono il Benchmade’s AXIS lock e lo SpyderCo’s Compression lock.

Affilatura

Dopo essere state stampate o forgiate, le lame vengono affilate mediante sfregamento contro una superficie molto ruvida e dura, tipica pietra affilatrice, o su superfici morbide con particelle dure, come la carta vetrata. Minore è l’angolo tra la lama e la pietra, più il coltello sarà affilato, ma meno resistente sarà ai colpi che potrebbero scheggiarne il filo. Le lame molto affilate si affilano a 10 gradi. Le lame normali si affilano a 15 gradi. I coltelli che hanno bisogno di un bordo duro (come quelli per tagliare) si affilano a 20 gradi. Per un taglio estremamente duraturo (come uno scalpello o drawknife), le lame possono essere affilate a 30 gradi. In generale, più duro è il materiale da tagliare e più grande è l’angolo della lama. La composizione della pietra determina il filo della lama (più fini sono i grani più è tagliente), lo stesso per la composizione della lama (alcuni metalli prendono/mantengono il filo meglio di altri).

In generale si possono suddividere le pietre per l’affilatura dei coltelli in:

  • pietre naturali
  • pietre sintetiche
  • pietre al diamante

ciascuno di questi tipi di pietre a seconda di come viene utilizzata può poi essere suddivisa in:

  • pietra a secco
  • pietra ad acqua
  • pietra ad olio

Le pietre naturali sono state le prime pietre ad essere utilizzate per l’affilatura dei coltelli, oggi sono tuttavia superate in efficacia e praticità dalle pietre sintetiche, ma essendo ogni pietra naturale un pezzo unico del tutto differente da ogni altra pietra naturale esistente al mondo (difatti ogni pietra naturale differisce per conformazione e struttura) sono irrinunciabili per gli appassionati dei coltelli, in quanto conferiscono al coltello con esse riaffilato una microseghettatura della lama unica. Le pietre naturali vengono solitamente “fatte” o ad olio che ha il solo compito di lubrificare o ad acqua che oltre a lubrificare ha il compito di trattenere parte della limatura di ferro che contribuisce alla riaffilatura.

Le pietre sintetiche sono realizzate industrialmente manipolando in modo opportuno materiali con durezze particolarmente elevate, le pietre sintetiche sono infatti spesso realizzate con ceramiche, diossidi di silicone, ossidi di alluminio e carbonitriti. Le pietre sintetiche, essendo realizzate con procedimenti industriali, sono molto più uniformi sia per conformazione sia per struttura rispetto alle pietre naturali; questo fa sì che, specialmente nelle fasi finali della riaffilatura, quando si utilizzano pietre con grane superiori ai 1000 grit, si ottengano risultati molto più omogenei e soprattutto coltelli con microseghettature molto simili tra loro al contrario di quanto avveniva con le naturali. Le pietre sintetiche vengono solitamente “fatte” o a secco o ad acqua che ha, in questo caso, lo scopo descritto precedentemente.

Le pietre al diamante sono relativamente recenti e anch’esse vengono realizzate in fabbrica. In pratica sono piastre metalliche a cui vengono legati, sulla superficie, degli zirconi (lo zirconio è l’ideale per affilare velocemente qualsiasi tipo di acciaio): le pietre diamantate vengo infatti spesso utilizzate per realizzare affilatori portatili da campo. Solitamente le pietre al diamante vengono “fatte” a secco o ad acqua che, in questo caso, serve per lubrificare e asportare la limatura di ferro, che altrimenti diminuirebbe le capacità della pietra stessa.

Al giorno d’oggi esiste, poi, tutta una serie di utensili per coloro che non hanno né tempo né voglia di apprendere una tecnica di riaffilatura valida che impedisca di rovinare un coltello. Attrezzi per l’affilatura a morsa usano un sostegno con diversi fori, con angoli predefiniti. La pietra è montata su un’asta da infilare nei fori stessi, così che l’angolo rimanga costante. Un altro sistema è il crock stick, dove due bacchette sono poste su una base di plastica o legno, in modo da formare un angolo a V. Quando il coltello è posto sopra la V, l’angolo è tenuto finché la lama è perpendicolare alla base.

Aspetti legali

Italia

Non vi sono divieti per la produzione, la vendita, l’acquisto e la detenzione di coltelli. La legge italiana che norma il possesso ed il porto di armi è l’articolo 4 della legge 110 del 18 aprile 1975, “Norme integrative della disciplina vigente per il controllo delle armi, delle munizioni e degli esplosivi”.

Secondo molti la legge lascia aperti alcuni vuoti normativi e margini di discrezionalità. In estrema sintesi esistono coltelli che cadono nella categoria delle armi proprie e armi da guerra come i coltelli a doppio filo, i coltelli a scatto e le baionette. Pressoché tutti gli altri coltelli sono considerati strumenti ed attrezzi. Non vi sono distinzioni fatte in base alle dimensioni e la diffusa credenza delle “4 dita” è una leggenda metropolitana.

Il porto di coltelli che ricadono nella categoria armi proprie (a doppio filo, pugnali, baionette, coltelli a scatto, a farfalla) è vietato in qualsiasi caso e non esistono documenti e licenze che lo consentano, neppure quelli per le armi da fuoco. Il porto fuori dalla propria abitazione, di coltelli che ricadono nella categoria utensili/armi improprie e dunque tutti quei coltelli la cui destinazione naturale non è l’offesa della persona, (coltelli a singolo filo, multiuso, a serramanico, da cucina) è consentito purché ci sia un giustificato motivo. Con “porto” si intende avere il coltello addosso a sé o nelle immediate disponibilità.

È sempre possibile il trasporto di coltelli facenti parte della categoria utensili/armi improprie, ma per rientrare nella condizione di trasporto il coltello deve essere opportunamente custodito in modo da non essere immediatamente disponibile all’uso, come ad esempio avere il coltello all’interno della scatola degli attrezzi nel bagagliaio dell’auto o chiuso in una custodia all’interno di una borsa.

Pubblicato da Marco Greggio, Agronomo

Se aveste bisogno di maggiori informazioni su me o iniziative che mi vedono coinvolto, potrete trovarle anche su: Curriculum Vitae del dottore Agronomo Marco Greggio; Agroeconomista, Esperto di Filiere Agroalimentari e docente di Analisi Sensoriale; o isola del buon gusto